La nicotina, una volta introdotta, attraverso le sigaretta, raggiunge il cervello in soli 8 secondi.
Le cellule nervose o neuroni sono dotate di proteine specifiche, i recettori, sulle quali i neurotrasmettitori vanno ad incastrarsi perfettamente, al pari di una chiave nella serratura. La nicotina si lega ai recettori di un neurotrasmettitore, l’acetilcolina, determinando un aumento della pressione sanguigna, del battito cardiaco, e della respirazione, e ai recettori colinergici che rilasciano la dopamina, generando una sensazione di piacere. Tale sensazione tuttavia, svanisce rapidamente e spinge ad introdurre altra sostanza per sperimentare gli stessi effetti.
La nicotina, pur essendo il principale responsabile della dipendenza, non è l’unico elemento biologicamente importante. Attraverso avanzate tecnologie di neuroimmagine, nei fumatori è stata riscontrata una significativa riduzione nel cervello e in tutto l’organismo dei livelli di un enzima chiamato monoaminoossidasi (MAO). Una minor disponibilità di questo enzima a livello cerebrale interferisce con l’azione della dopamina e di altri neurotrasmettitori coinvolti nella regolazione dell’umore e di altre funzioni dell’organismo compromettendone il buon funzionamento.
Oltre a queste sostanze, i ricercatori hanno individuato, attraverso studi condotti su animali, un’altra sostanza chimica presente nel fumo di tabacco, l’acetaldeide, che aumenterebbe notevolmente le proprietà gratificanti della nicotina, in particolare negli animali adolescenti. Questo potrebbe essere uno dei motivi per cui in questa età si è più vulnerabili, rispetto agli adulti, a sviluppare dipendenza da tabacco.